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le regole del desiderio-2 Rocco

by Galeazzo_45


Capitolo 2. Rocco L’enorme Tir rosso sangue guidato da Rocco parcheggiô lentamente nella piazzola riservata e Rocco sbadigliô di stanchezza. Aveva viaggiato tutta la notte dalla Sicilia con un carico di frutta e verdure, e ora, alle 4 di mattina, benchê fosse ormai in vista di casa, sentiva il bisogno di bersi un buon caffê per non rischiare di addormentarsi. Lentamente smontô dall’abitacolo e si avviô al bar. Al banco c’erano solo alcuni colleghi morti di stanchezza che facevano già colazione; li serviva un morettino giovane, magrolino dagli occhi curiosi e vivaci, piû o meno avrà avuto l’età di suo figlio Simone. Rocco si accorse subito di quali erano i suoi gusti da come lo squadrô, soffermandosi sulla camicia sbottonata da cui usciva una selva di peli neri e sul grosso pacco che riempiva oscenamente i jeans lisi e scoloriti. Giusto per far capire la sua disponibilità si diede una bella aggiustata a mano piena al pacco e, vedendo il ragazzo del bar che lo guardava deglutendo, lo fissô per un attimo sorridendo: ormai il contatto via aere era stato stabilito e sapeva che ormai il ragazzo era stato accalappiato. Bevuto il caffê, Rocco uscî, inalando l’aria fresca dell’alba che già arrossava l’orizzonte e d entrô nel bagno notturno. Di solito si divertiva a leggere le scritte graffite sulla porta e sui muri dell’angusto gabinetto e qualche volta si era divertito a chiamare uno di quei numeri. Passandosi lentamente la mano sulla patta lesse i vari messaggi:si andava da quelli di tipo soft, come “Tra uomini ê piû bello, prova anche tu” a quelli decisamente piû hard. In questi ciô che lo sorprendeva era sempre la disperata ricerca di nerchia che trapelava dalle richieste: infatti le richieste di essere montati era sempre di gran lunga maggiore di quelle che offrivano prestazioni attive. Ne lesse alcuni, sorridendo: “Mi piace la sborra di camionisti e poliziotti. Se vuoi svuotarti le palle telefona al..”seguito da un numero di cellulare. “Cerco cazzo grosso di camionista maturo, che mi sganasci la bocca e mi rompa il culo trattandomi da vera troia. “ “Vero toro instancabile, offre 20 cm di cazzo da monta” “Cerco maschi in divisa, specie se muscolosi e pelosi, che mi inculino con il loro grosso cazzo e mi dicano in continuazione oscenità. Ho un culo grosso e morbido, ti aspetto al..” “Cerco papà camionista, peloso, veramente superdotato per prenderlo in gola e leccargli i coglioni.”

Rocco si segnô il numero di cellulare di quest’ultimo annuncio e senza fretta ritornô nella cabina del suo camion, nella piazzola immersa nell’oscurità. Compose il numero e presto una voce giovanile, di ragazzo si fece sentire” Ciao sono Rocco, disse con la sua bella voce profonda e maschia, vuoi venire a divertirti un po’ con papà? Certo, si sentî rispondere, dove sei? Sono nella piazzola dei Tir di B…, ; il Tir ê quello grande rosso targato Roma, non puoi sbagliare, ti aspetto. Subito sentî la grossa bestia compressa dai jeans che ormai era in uno stato di semierezione da due ore che premeva all’inverosimile, cercando di liberarsi, ma Rocco si aggiustô il pacco in modo da alleviarne la pressione e disse ridacchiando”Dai che tra poco ti faccio divertire, e anche i tuoi fratelli di sotto!. Dopo circa 10 minuti, dopo che aveva tirato fuori un grosso sigaro e lo teneva in bocca spento, per il solo gusto di sentirselo tra le labbra e per rilassarsi un po’, sentî picchiare piano all’altro finestrino. La sorpresa fu abbastanza limitata quando vide il giovane barista in piedi davanti alla portiera: aprendogli la porta lo invitô a salire, cosa che il giovane fece immediatamente con agilità. Il ragazzo sembrava nervoso e anche Rocco voleva sbrigare la faccenda in modo veloce, in modo da essere a casa prima dell’alba e farmi una soporosa dormita nella mattinata. Ma non voleva perdersi neanche un attimo del momento piû bello, quella della esibizione del mostro venoso e lo sguardo, misto di ammirazione, eccitazione ed incredulità dei ragazzi a cui lo mostrava per la prima volta. Questa volta l’attesa valse lo spettacolo, il ragazzo sembrava non volersi separare dall’enorme asta che Rocco aveva aveva liberato dalla patta, quasi incredulo del fatto di non riuscire a stringerla completamente tra le dita a causa della circonferenza smisurata. Allora, cosa ne dici, ti piace? chiese Rocco ridendo. Sssi, disse balbettando il ragazzo, .. ê che non ne mai visto uno cosî grosso in vita mia! Dai apri quella boccuccia, e incomincia a succhiare, disse Rocco. Ma sarà per l’enorme diametro che gli sganasciava le mascelle, e la non grande esperienza con membri di quel calibro, il ragazzo non riusciva a trovare un ritmo soddisfacente. Dopo un po’ Rocco si spazientî, e toltogli il cazzo di bocca, lo invitô a leccargli i coglioni. Qui, il ragazzo sembrô piû a suo agio, e riuscî a donare a Rocco qualche brivido, grazie alla linguetta che affondava dura nel solco tra le grosse palle pelose e sudate dell’uomo. Mi piacerebbe mettertelo nel culo, disse Rocco palpandogli le natiche e spingendo con le grosse dita in corrispondenza del solco, hai un bel culetto sodo, di quelli che mi piace sfondare, ma non ho tempo stanotte. Sarà per la prossima volta: sappi che passo di qui ogni 15 giorni e sempre a quest’ora!. Detto questo, lo salutô con un buffetto sulla guancia , si tirô su la zip e riavviô il motore. Arrivato a casa e parcheggiato il Tir nel piazzale davanti, entrô nella modesta villetta a schiera, cercando di fare il minor rumore possibile. Si diresse verso il bagno, sbadigliando e avviô l’acqua della doccia; prima di spogliarsi gli venne voglia di pisciare e tiratasi giû la zip, tirô fuori il grosso uccello; la sensazione che gli diede sotto le dita gli ricordô quello che era successo alcuni minuti prima e subito l’asta incominciô ad intostarsi di nuovo, ma non voleva indulgervi in quel momento: aveva bisogno di una buona doccia calda e di una dormita fino alle 10, ora in cui aveva promesso a Simone di portarlo per la prima volta da Alberto, in officina, per fargli imparare il mestiere di meccanico. Già Simone: non sapeva cosa pensare di quel ragazzo cosî chiuso, cosî femmineo nelle sue movenze, nel suo modo di agire cosî diverso da quello degli altri ragazzi della sua età. E se facesse parte della (grande, ormai poteva ben dirlo)categoria di ragazzi che desideravano gli uomini? Si chiedeva, e se il grande interesse che dimostrava per tutto quello che diceva e faceva nascondesse un desiderio fisico? Questo pensiero lo faceva rabbrividire, eppure sentiva che poteva non essere cosî irreale: molti dei ragazzi che aveva posseduto gli avevano confessato di averlo fatto per la prima volta con il loro padre e nessuno sembrava essere rimasto digustato o sconvolto dalla cosa, anzi,la maggior parte si lamentava di non aver ricevuto piû le attenzioni che desideravano dal padre, dopo un paio di volte. Mentre si spogliava lentamente, facendo cadere la maglietta e i jeans fuori dalla porta, non si accorse di un’ombra che lo scrutava nascosta dietro lo stipite della porta della cucina: si trattava del figlio, Simone, che da tempo aveva preso a spiare suo padre, nella speranza di vederlo nudo sotto la doccia. Rocco era ora rimasto in canottiera e con un perizoma che non lasciava nulla all’immaginazione: la maglietta attillata fasciava a mala pena i grossi muscoli pettorali in rilievo, mentre la selva di peli neri usciva dallo scollo per raggiungere la base del collo taurino. Simone era in fibrillazione e il suo piccolo membro era diventato durissimo alla vista di quell’uomo cosî sexy e da tempo oggetto dei suoi desideri. Voleva toccarselo, ma non osava quasi respirare per paura di fare rumore ed essere cosî scoperto. E poi aspettava il momento sublime, quello in cui il padre con un gesto lento e voluttuoso avrebbe liberato la sua virilità dallo stretto abitacolo in cui era stata costretta per cosî lungo tempo. Ma suo padre sembrava non aver fretta; con un movimento lento si tolse dapprima la canottiera, lasciando esposto il meraviglioso torace, talmente peloso che non si vedeva un solo centimetro di pelle nuda; Simone poteva sentire distintamente l’odore acre, sensuale e animalesco del sudore di suo padre, un odore che gli dava alla testa, provocandogli una erezione quasi dolorosa, tanto era forte. Ed ora veniva il momento tanto desiderato, il momento in cui l’uomo avrebbe mostrato l’oggetto piû ambito del suo desiderio, il simbolo stesso della virilità, del piacere e, ahimê un oggetto che, pensava Simone, sarebbe sempre rimasto nei suoi sogni. Ma suo padre sembrava quasi attardarsi, quasi che si sentisse osservato e volesse fare aspettare il momento tanto desiderato, come uno spogliarellista davanti a un’orda di donne assatanate. Ma alla fine mise la mano al perizoma, e lo strattonô in giû fino alle caviglie; a Simone il cuore batteva all’impazzata e fu allora che lo vide, un meraviglioso, enorme, grosso cazzo , circondato da moltissimo pelo, venoso e piû scuro del resto del corpo, con l’enorme cappella a fatica ricoperta dalla pelle, con due coglioni grossi come limoni, anch’essi completamente ricoperti da un abbondante pelo castano. Lentamente , Rocco se lo toccô per qualche istante, per poi passare a grattarsi vigorosamente sotto i coglioni. Poi si voltô verso il bagno e mostrô il solido culo, pelosissimo. Quando si voltô per chiudere la porta del bagno; Simone potê ancora ammirare per un attimo il magnifico e gigantesco organo: praticamente, ancora in stato di riposo era lungo di piû del suo al culmine dell’erezione! Attualmente, finita la scuola, Simone era da solo con suo padre, visto che sua madre era andata al mare col fratello piccolo Davide, di 8 anni. L'idea di restare solo con suo padre per due settimane lo aveva subito eccitato moltissimo, dal momento che tutte le sue fantasie sessuali, che lo assalivano in continuazione data l’età, vertevano sul fisico di quell’uomo magnifico e culminavano nell’immaginare il grosso organo responsabile della sua vita e del suo piacere. Era ormai da qualche anno che si masturbava quasi esclusivamnete pensando al cazzo del padre: una delle sue fantasie preferite era che suo padre lo trattasse come una ragazzina e gli strusciasse il suo enorme arnese sul suo, chiamandolo grilletto, mentre gli infilava lentamente le grosse dita nel culo, prima uno, poi due, cercando di dilatarlo e farlo rilassare in vista della bestia muscolosa ed eretta che sarebbe entrata di li a poco.E mentre lo titillava con l’enorme testa del membro, gli sussurrava parole oscene e dolci al tempo stesso, con la sua voce profonda e sexy: tu sei la mia bambina, non avere paura del cazzo di papà, non ti farà male; lo so quanto lo hai desiderato, ora ê il momento che ti faccia diventare una donna; toccalo, senti quanto ê grosso e duro il cazzo di papà; tra poco ti farà andare in paradiso. In punta di piedi, cercando di non farsi sentire dal padre che fischiettava sotto la doccia scrosciante, Simone si avvicinô alla porta del bagno: Rocco aveva lasciato fuori in un mucchietto i vestiti e Simone delicatamente sollevô prima la camicia, poi i jeans, e con fare furtivo si appropriô degli slip di papà, per poi correre rapidamente in camera sua. Rocco portava degli slip bassi e molto aderenti alle sue parti intime: con mano emozionata e tremante Simone potê toccare la grossa sacca sformata sul davanti che, ancora calda, aveva contenuto fino a qualche momento prima l’oggetto del suo desiderio. Poi se lo portô al naso per odorare l’intenso odore di maschio che vi era stato lasciato: un eccitanrte odore di piscio, di sudore, di altri umori lo sopraffece, provocandogli una eccitazione talmente forte da farlo quasi svenire; leccô poi in corrispondenza le macchie piû evidenti, dove alcuni lunghi peli contorti erano stati lasciati dal contatto con le grosse palle. Poi prese da sotto il letto quello che ultimamente era diventato il suo giocattolo preferito: era un pezzo di manico di scopa che aveva segato in modo da farne un paletto; per renderlo piû realistico aveva inciso un grosso solco a circa 6 cm dall’estremità, e l’aveva lavorato in modo da farlo assomigliare ad un vero cazzo, con tanto di cappella bene in rilievo. Questa volta vi pose le mutande del padre e incominciô a succhiarlo, gustandosi tutti gli eccitanti umori di cui erano impregnate; gemendo di piacere roteava la lingua e intanto se lo spingeva sempre piû in profondità, come pensava che avrebbe fatto un vero uomo per godere sempre di piû. Avrebbe voluto continure a lungo quella esperienza, e soprattutto voleva masturbarsi sul momento con l’aiuto di quel magnifico giocattolo, ma la paura di venire scoperto lo consigliô di riportare l’indumento sottratto al mucchio dei vestiti del padre. Arrivô appena in tempo, giacchê suo padre si stava asciugando e tra pochissimo sarebbe uscito per recuperare i vestiti.

(continua)

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