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Vatti a Fidare.....

by Bluenoha


Erano appena le sette del pomeriggio quando decisi di smettere; per quel giorno avevo dedicato fin troppo al progetto, chiusi tutti i fascicoli, diedi un minimo di ordine al marasma di carte presi la giacca diedi un’ultima occhiata ed uscii dallo studio. C’era ancora il sole; il tepore del tramonto incrementò notevolmente quel senso di rilassatezza e di abbattimento che come un mantello mi avvolse non appena salii sul motorino, oramai l’unico mio obiettivo era quello di raggiungere casa. Stesso percorso, tutti i santi giorni, stesse persone, stesse situazioni tutto era uguale, Antonio il giornalaio, Luisa la fruttivendola ed Enrico il mio vicino di casa, che puntuale come ogni sera alle 20:15, come se l’avesse ordinato il medico, portava il suo cane a spasso. Era il massimo della vita, che volevo di più altro che amaro lucano, ne avevo le palle piene, un’altra settimana ed avrei incominciato a cercare “il più alto pennone” come detta l’estrema norma del codice della filibusta. Posai il motorino in garage, salii le scale e notai una busta sotto la porta di casa. Strano, il postino in genere lascia la corrispondenza nella cassetta; entrai in casa e posate le chiavi aprii la busta. C’era un invito ad una discoteca un paio di biglietti ed un messaggio: “…..non fare il solito palloso, datti una mossa…shake your brain……se non ci fossi io a curare il mio miglior amico. Davide” Palloso ? Shake your brain ? Ma era impazzito. Un invito a me che odio profondamente le discoteche…lasciai busta e contenuto sul mobile dell’ingresso e mi preparai per la doccia. Tra i fumi del vapore continuavo a pensare all’invito di Davide e ad un’eventuale alternativa. Questa poteva essere solo quella di passare tutta la serata, tanto per non cambiare, stravaccato sul divano, con il telecomando in una mano e con un bicchiere di brandy nell’altra. “Shake your brainh….ma si! E che cazzo ora basta!” Uscii dalla doccia, m’infilai l’accappatoio ed ancora gocciolante andai al telefono. “Pronto Davide?….Sei tu?” “Si Luca….dimmi tutto!” “Ascolta ho letto il biglietto!” “Eh allora? Cosa decidi? Guarda che stasera ci si diverte tanto!” “Ne sono sicuro! Puoi passare a prendermi….diciamo verso le undici?” “Sicuro! Ci vediamo dopo!” Orami la decisione l’avevo presa; uscire improvvisamente dalla piattezza quotidiana poteva essere senz’altro motivo di distrazione e ,perché no, di avventura. Poi con Davide, amico mio da sempre, complice di tutte le situazioni e accadimenti. Sin da piccoli abbiamo fatto tutto insieme, dalla prima sigaretta alla prima sega, tutto ciò che accadeva doveva accadere a tutti e due. Ad un tratto il citofono. “Luca scendi?” Scesi le scale con uno strano stato di agitazione, entrai in macchina e ci avviammo. “Allora per questa sera….che si fa?” “Vedrai Luca! Vedrai! Ritornerai indietro nel tempo……!” Questa frase mi fece aumentare l’agitazione oltre il livello di guardia, cosa sarebbe accaduto. Entrammo nel locale. Strano ambiente, luci rosse, viola, blu miscelate tra loro da un sottile strato di fumo, gente di tutte le specie, vestite in modi strani e bizzarri. Ma dove mi ero fatto portare, una musica assordante rendeva quel posto simile ad un’antro infernale, con anime in pena e diavoli! “ANDREAAAAA!….Dove mi hai portato? Cos’è questo?” “Lascia libera la tua anima…….spazia, lasciati andare, vedrai che ti diverti!” “Divertirmi!?!? E come?” “Aahh! Non pensare a nulla e buttati nella mischia!” Detto questo scomparve dietro un gruppo di persone che affannosamente ballavano in pista. Mi guardai in giro e notai che tutti coloro che non ballavano stavano seduti sui divanetti posti nelle salette a pomiciare. Girai il locale con l’intenzione di capire che razza di posto era mai; ragazzi e ragazze entravano ed uscivano in continuazione dalle molte sale poste intorno alla pista. Ragazzi e ragazze, ragazzi e ragazzi, ragazze e ragazze. “Aspetta un momento!” – mi girai di scatto in cerca di Davide Dove si era cacciato; andai in cerca e finalmente lo trovai in una saletta totalmente buia illuminata solo da una di quelle lampade fluorescenti. Non credevo ai miei occhi, o meglio ci credevo ma era da tanto tempo che non vedevo cose simili. Davide seminudo stava baciando appassionatamente un ragazzo molto ben fatto totalmente nudo il quale teneva stretto in mano il cazzo del mio amico in totale stato di erezione. A quella visione il pacco mi s’indurì talmente da aver fastidio; mi nascosi dietro la tenda e continuai a guardare. Davide tirò fuori il cazzo al ragazzo il quale sfoggiava un corpo da bronzo di Riace ed una bestia enorme di pisello che scomparve improvvisamente tra le labbra del suo amico. Mi allontanai da lì confuso. “Divertiti!…… Questo intendeva dire?” Mi avvicinai al bar e chiesi qualcosa di forte. “Dagli uno sventrapapere” disse un ragazzo di fianco a me, alla ragazza dietro al bancone “Cosa è uno sventrapapere?” “Ti ho visto prima mentre guardavi dentro la saletta! Ti ho visto mentre ti aggiustavi tutto l’apparato! E ti ho visto mentre ti allontanavi!” “Ma chi sei? Un circuito chiuso di sorveglianza?” “Scusami! Mi chiamo Claudio!” “Piacere…..Luca!” “Ti avevo visto un attimino sconvolto……ti capisco! Anch’io la prima volta che sono venuto qui rimasi di sasso! Poi ho avuto modo di apprezzare il posto! Per la cronaca lo sventrapapere è un doppio whisky” “ahh….grazie!” Claudio non era male, 25 anni pelle olivastra, muscoli naturali, capello corto a spazzola e occhi neri, indossava un paio di jeans neri aderenti, camicia bianca e giubbino di pelle nera; ergo un chiavatone di ragazzo. Avevo appena incominciato a sorseggiare quel bibitone infernale quando rividi Davide. “Uhelà! Che fine avevi fatto!” “Sono sempre stato qui al bancone del bar….perché?” “Ma cazzo, Luca! Ti ho detto che devi lasciarti andare!” “Lasciarmi andare……a proposito, hai uno sbafo di sborra sul labbro inferiore!” Sopraggiunse anche lo stallone che aggiustandosi il paccone s’inserì nella discussione “Beh allora che si fa….si balla?” “Fate come volete….Io vado a pisciare!” Feci per andarmene quando Davide mi disse: “Beh buona fortuna!” Che cazzo voleva dire quel buona fortuna; entrai nel bagno cercai il primo box libero ed entrai. Il pensiero di aver visto il mio amico in quella circostanza all’opera su quel monumentale cazzo mi procurò uno stato di eccitazione che entrando nel bagno sentii quasi il bisogno di farmi una sega, quando notai sulla sinistra “IL BUCO” con una scritta sopra “..perdete ogni speranza voi che entrate..” L’istinto prevalse sul raziocinio, aspettai che qualcuno entrasse nel box di fianco, e con il cazzo in tiro entrai nel buco. Una mano calda ed avvolgente prese a maneggiare il mio pisello, che forse anche a causa dello “sventrapapare” era divenuto duro e turgido come non ricordavo. Sentivo i movimenti farsi più frenetici, avrei voluto infilare anche le palle nel buco. Ad un tratto una bocca calda morbida ed accogliente avvolse il glande. Potevo sentire le labbra che piano piano scivolavano su tutta la mia lunghezza. Era bellissimo, incominciare a lavorare di anche e bacino. Forti scosse dietro la schiena preannunciavano uno dei più copiosi orgasmi della mia vita. Lo schizzo non tardò ad arrivare copioso e violento , 7 o 8 contrazioni e non sentii mai la bocca staccarsi; ritrassi il pisello umido e gocciolante, salii sul gabinetto per affacciarmi, ma vidi solo la porta chiudersi. Rimessomi a posto entrai di nuovo nella bolgia umana, mi diressi verso il bancone dove vidi solo Claudio. “Hai visto Davide? Il mio amico?” “Si….mi ha detto che lui andava via e non poteva aspettarti!” “Cazzo! E come faccio ora?” “Non ti preoccupare! Non abito lontano da te! Ti do un passaggio io!” “Scusa ma …. Come fai a sapere dove abito?” “Me l’ha detto il tuo amico!” “Ahh! Bell’amico! E vabbene!” Sebbene fossi agitato per il fatto di essere rimasto solo, un qualcosa di eccitante incominciava a pervadermi; quella situazione estrema mi piaceva. “Quanti anni hai” mi chiese “29” “Bene…..!Senti Luca…a che ora vorresti tornare a casa?” “Guarda per me non ci sono problemi! Quando vuoi!” “Ok allora prepariamoci…mi son rotto le palle di stare qui!” Uscimmo subito dal locale e ci dirigemmo verso la macchina, entrati mi disse se mi avrebbe fatto piacere bere un’ultima cosa. “Perché no?” “Va bene a casa mia?….” “Figurati! Se non disturbo.” “Macchè poi io vivo da solo!” Facedo un paio di calcoli giunsi ad una conclusione dunque, avevo passato la serata in un locale molto ambiguo, avevo fatto conoscenza con un ragazzo di cui sapevo solo il nome, nel cesso invece di pisciare mi sono fatto spompinare e ora mi stavo dirigendo a casa di questo ragazzo “bono” che oltrettutto viveva da solo, altro che amaro lucano. “Eccoci arrivati!” Ci fermammo in un parco di villette a schiera, illuminato solo da tre lampioncini, scendemmo dalla macchina e ci avviammo verso un cancelletto. Entrai in quella casa come un condannato che sa di essere giustiziato da un momento all’altro. “Accomodati ! Fai come se……” “Fossi a casa mia?” “Si certo….io torno subito!” La casa non era male, arredamento in stile moderno, fatta eccezione per uno scrittoio messo in un angolo del salone, avrà avuto un centinaio di anni, forse. Girai tutto il primo piano; generalmente le case dei single sono lo scenario di un conflitto post-atomico, invece la casa di Claudio era impeccabile . “Eccomi! Mi sono messo più comodo!” “Bene …vedo!” Aveva indossato un paio di ciclisti ed una canottiera celeste la quale faceva ancor di più risaltare la sua conformazione che ribadisco da maschio. Mi fece accomodare sul divano e mi offrì un bicchiere di whisky. “Allora……che mi racconti di bello! Ti piace la casa?” “Veramente bella! L’hai arredata tu?” “Si! E’ una passione che mi porto dietro da poco! Faccio l’arredatore d’interni!” Notai che tra le gambe Claudio aveva un gonfiore non normale e provavo ad immaginare come poteva essere il suo cazzo in stato di tiro. Il mio sguardo spesso cadeva in quella zona e Claudio credo prorpio che se ne accorse. “Cosa c’è? Non hai mai visto dei ciclisti?” “Io? Ehmm…si! Come no?” “Ah! Allora cos’è che non hai mai visto ?” e mi toccò con le dita il lobo dell’orecchio. “Cos’è che non ho mai visto? Cosa intendi?” La luce che vidi negli occhi di Claudio accese in me un desiderio, di possedere quel corpo, talmente forte che mi spinsi ad accarezzare la coscia e poi il pacco. “Ah…..capisco!” Si avvicinò a me e senza che dicessi nulla mi baciò. Dapprima tenero e delicato, poi sempre con più forza mi fece stendere sul divano e lui sopra di me, senza mai staccare le labbra. La sua lingua ispezionava tutti gli anfratti della bocca e si univa alla mia come in una danza. Le mie mani raggiunsero il suo culo, così piccolo e sodo. Lo feci alzare e notai che non portava slip, la sagoma del suo cazzo in tiro sotto il ciclista si proponeva davanti a me come l’asta di una catapulta pronta a scattare. Gli abbassai l’indumento ed il cazzo mi si presento avanti; era grande gonfio con il glande rosso fuoco; senza aspettare oltre aprii la bocca e lo accolsi. Pompai con avidità e violenza, volevo sentirlo fin dentro la gola. Mi staccai e fattomi alzare incominciò a spogliarmi, finalmente avevo il cazzo libero, avevo voglia di sentire il suo corpo sul mio, il suo cazzo duro, contro il mio. Una sensazione inimmaginabile. Mi leccò tutto, ma la grande opera la fece sul cazzo, si dedicò per circa dieci minuti, quando si accorse che oramai ero al limite dell’esplosione si fermò. “Che cazzo fai?” “Aspetta!” Si girò a pecora e mi disse: “Ora voglio che tu mi sborra nel culo! Devo sentirlo fin dentro lo stomaco!” non persi tempo, appoggiai il cazzo sul suo buco dilatato al massimo e dopo averlo bagnato con un po di saliva lo spinsi dentro con tutta la forza. Bastarono un paio di colpi per farmi scaricare tutto il mio nettare nel culo di Claudio. Tanta sborra , ma veramente tanta. Ora sarebbe toccato a me, mi fece mettere disteso supino, mi allargò le gambe e con le due dita inumidite di saliva mi lubrificò l’ano, poi con calma avvicinò il glande al buco e con un colpo netto mi penetrò. Era da tanto che nessuno mi veniva a trovare, il dolore che provai mi fece inarcare la schiena al punto di sentire scrocchiare le vertebre; ma ben presto sentii il suo cazzo dentro di me che stantuffava senza sosta. Quando vidi una smorfia di Claudio intesi che da lì a poco sarebbe venuto nelle mie viscere ed improvvisamente un calore tenue dentro di me. Claudio scaricò altrettanto succo di coglioni; e quando tirò fuori il cazzo ancora duro e teso mi alzai con il culo grondante di sborra e lo ripulii per bene. Finimmo tutti e due sul divano, stremati e soddisfatti. Da quel giorno la monotonia della mia vita s’interruppe lasciando il posto alla capacità saper vivere con gusto, divertimento e un pizzico di autoironia. 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