Gay Erotic Stories

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LA POLIZIA STRADALE

by Bootsslave@hotmail.com


Quella sera avevo deciso di rincasare un po’ più tardi. Mi ero comprato una rivista gay e non vedevo l'ora di sfogliarmela in macchina appartato da qualche parte. Erano circa le 23.30 e mi stavo dirigendo in aperta campagna per trovare un posto tranquillo. Presi una strada secondaria, lambita da un bosco ai due lati quando ad un certo punto qualcosa attirò la mia attenzione: due auto della stradale erano parcheggiate sul ciglio della strada, una in fila all'altra. Sulla prima macchina i poliziotti erano seduti, mentre sulla seconda uno di loro era uscito e stava chiaramente pisciando ad un albero. Rallentai. Avevo sempre avuto una certa predilezione per le divise, e per quelle della stradale in particolar modo. Molte mie fantasie sessuali si dirigevano proprio in questo senso. La mia lenta andatura cercava di carpire ogni fotogramma di quella scena che io trovavo così erotica. Il poliziotto all'albero si volse, chiaramente infastidito dal mio passaggio inopportuno e spudoratamente rallentato e fece un cenno al suo collega nell'auto. Quest'ultimo scese velocemente, si sfilò la paletta dallo stivale e mi intimò di fermarmi. Mi si gelò il sangue nelle vene! Perché mi volevano fermare? Avrebbero trovato una scusa per farmela pagare in qualche modo? E che casino ne sarebbe nato se per qualche ragione avessi dovuto seguirli in caserma? Il mio respiro si fece incessante mentre fermavo l'auto sul bordo della strada e dallo specchietto vedevo chiaramente il poliziotto dell'auto che si avvicinava alla mia. Abbassai il finestrino e lo guardai interrogativo. - "Buonasera. Patente e bollo, per favore." Consegnai immediatamente quanto chiesto e rimasi col fiato sospeso ad aspettare. Pure essendo in un momento non molto consono, non potei non notare l'aitanza del poliziotto, ben fatto, robusto, moro con i capelli corti e la barba di un paio di giorni. Nel frattempo anche il poliziotto che stava pisciando ci raggiunse. - "Buonasera, posso sapere cosa stava facendo qui?" Sapevo perfettamente che avrei avuto il diritto di non dirlo, ma feci buon viso anche perché vedevo un malcelato nervosismo da parte del militare. - "Niente, stavo semplicemente passando con la mia auto..." dissi poco convincente. Il secondo poliziotto era anch'esso moro, con il pizzo e un paio di occhi verdi, penetranti. Prosegui: - "Non vorrei sbagliarmi, ma ho avuto l'impressione che la sua auto sorpassandoci abbia quasi fermato. Voleva qualcosa di particolare? O forse eravamo divertenti?" Chiaramente stava cercando di provocarmi. Sentii le mie guance avvampare. - "Veramente no. Mi sembrava di aver visto qualcosa sulla strada e ho rallentato per capire cosa fosse" -"Io vorrei sperare che non stesse invece cercando di guardare qualcos'altro, anche perché quelle persone non le sopporto proprio" Possibile che stesse alludendo proprio a quello? Il poliziotto che aveva i documenti fece un cenno al collega come per fargli capire che aveva esagerato e cominciò a girare intorno all'auto illuminandola dai finestrini con una torcia. Non c'era un anima viva e nessuna macchina stava passando. Se volevo trovare un posto tranquillo certo che l'avevo proprio trovato! A un certo punto la luce della torcia si soffermò sul sedile di fianco al mio. Come vidi che stava indugiando sulla copertina della rivista gay mi sentii ghiacciare completamente. Sentii le parole del poliziotto con la torcia squarciare un silenzio interminabile. - "Sai, credo proprio che non ti sei sbagliato. Questa signorina era proprio interessata a noi. Guarda che riviste di merda che compra." Il secondo poliziotto non se lo fece dire due volte e mi intimò di scendere dall'auto. Il collega lo guardò interrogativo mentre si mise a chiamare gli altri due della seconda macchina. In breve mi furono tutti e quattro intorno. Quello col pizzo non mancò di presentarmi gli altri due: - "Ragazzi, lo sapete chi abbiamo qui? Una signorina a caccia di uomini e prima si è soffermata perché forse ci giudica abbastanza interessanti per lei. Vero?" Non riuscì a dire niente tanto ero atterrito dalla situazione, ma devo ammettere che per quanto si rivolgesse a me al femminile per ridicolarizzarmi, la cosa la trovavo molto eccitante. Gli altri due sorrisero un po’ imbarazzati. - "E ci fai venire fino qui per questa stronzata? Dai, lascialo andare" - "E perché? Noi offriamo un servizio ai cittadini, e la signorina qui sembra aver bisogno di aiuto, no? Beh, guarda quanti siamo, cosa ci vorresti fare, sentiamo..." Per quanto gli ultimi due poliziotti accorsi sembravano volermi lasciare andar via, vedevo che mi guardavano in maniera molto strana. In particolare uno dei due sembrava avere un aria di sfida verso di me. Vista la situazione stetti al gioco, sfruttando l'erotismo della cosa. Balbettai: - "...non so, qualsiasi cosa volete..." - "Oddio! E' proprio un finocchio di merda. E ci sta anche." Risero, poi un altro aggiunse, provocandomi: - "Guarda che che noi siamo esigenti, possiamo chiederti di tutto" Trovavo eccitantissimo il fatto di trovarmi da solo, con quei quattro in uniforme attorno a sfottermi. Ormai lanciato al rischio dissi: - "Sono ai vostri ordini" - "Sei proprio una troia allora. Dai andiamocene, lasciatelo perdere." Ma il poliziotto con il pizzo sembrava non voler mollare. - "Io ce l'ho sul culo i finocchi. Ha detto che vuol fare qualsiasi cosa gli ordiniamo di fare. Bene, visto che ho appena pisciato, puliscimi gli stivali con la lingua." Uno degli altri tre insorse: - "Ehi, ma sei impazzito? Dai torniamo alla macchina e finiamola qui. Vuoi metterti in un guaio?" Poi nessuno disse altro, perché spontaneamente mi ero già messo in ginocchio e mi avvicinai lentamente allo stivale del poliziotto. La paura mi stava calando e l'eccitazione schizzò alle stelle quando, in ginocchio, mi ritrovai circondato da quattro paia di stivali opachi. Si fece un curioso silenzio lungo il quale mi avvicinai allo stivale sentendo l'odore misto di pelle e asfalto. Poi tirai fuori la lingua e cominciai dalla parte alta sfiorando le cuciture e i legacci. Sentii un piacevole aroma amarognolo mentre cominciava a luccicare dove toccavo con la lingua. - "Vedi che ho ragione? Quando ho fatto poi tocca a voi. Vedrai come gli passerà la voglia di scherzare" Gli altri tre cominciarono timidamente: - "Ragazzi, che dite? Ci prendiamo una pausa lavoro? Sembra che a lui non dispiaccia" Il secondo rise, masticando una gomma americana. Il terzo invece: - "Non guardate me, fate come volete. Io vi aspetto in macchina. Non mi piacciono queste cose, nemmeno per scherzo." e si allontanò diretto alla prima macchina. Intanto ero sceso lungo lo stivale leccando fino alla punta del piede e lì sentii qua e là un saporino leggermente salato. Erano gli schizzi della pipì precedente e me li gustavo avidamente. Intanto i tre rimasti commentavano. - "Però, è bravo questo frocio ciuccia stivali. Se lecchi i cazzi come gli stivali potremmo anche divertirci." - "No. Finché ci si diverte lui e noi così va bene, ma oltre no. E poi a me piace farmi leccare il cazzo dalle donne, non dai culi". Il terzo invece disse: - "Se vuoi te lo faccio vedere, basta che non ti ci attacchi come una scrofa". Io rimasi a guardarlo e lui lentamente cominciò a sbottonarsi davanti. Gli altri scoppiarono a ridere: - "Ma che fai? Vai sul pesante?" - "Non ti preoccupare. Se mi tocca gli tiro un calcio, giuro. E' che non so perché ma questo servilismo mi sta facendo eccitare un po’" - "Uè, non sarai mica frocio anche tu?" - "Vai in culo! Vuoi che ti fotta tua moglie per dimostrartelo?" Detto fatto tirò fuori una verga già in erezione che si ergeva sopra la mia testa. Lui cominciò a masturbarsi. - "Guarda come se l'ammira la tua verga. Se gli dai il permesso se la mangia a morsi! Frocio di merda" Anche il secondo poliziotto si sbottonò e cominciò a toccarsi. Il terzo disse: - “Ma di tutte le potte che fermiamo proprio un finocchio ciucciacazzi dovevamo trovare disposto a fare tutto?” Poi anche lui tirò fuori la sua verga. - “Dì un po’: non sei contento di avere tre maschioni che si smanettano sopra di te? Eh, troia?” Io intanto non dicevo niente ed ero passato allo stivale del secondo collega lambendo la fine del tacco con l’asfalto della strada. - “Guarda come si diverte!” Intanto il quarto poliziotto sfanagliò impaziente dall’auto per richiamare gli altri che si girarono brevemente e continuarono attorno a me. - “Se mi immagino di avere sotto di me una puttana come quella che abbiamo fermato prima sarei anche vicino a venire” Il poliziotto col pizzo mi guardò con disprezzo e aggiunse: “E tu immaginatela. Io credo che lo faresti contento, vero?” “No, non vorrai mica venirgli addosso? Fa schifo, cazzo!” Senza nemmeno alzare la testa gemetti un: “...no…” che li fece scoppiare a ridere tutti e tre. “Cazzo che troia! Vuoi la sborra di tutti e tre insieme? E allora dai, accontentiamolo!” “Io però non credo di farcela. Mi servirebbe una donna vera, non finta!” A queste parole cominciai a salire con la lingua lungo lo stivale e al termine feci l’atto di continuare ancora verso l’altro. Subito mi schiacciò la mano con quall’altro stivale e disse: “Stai giù, frocio. Lo faccio leccare solo alle donne.” Il terzo alla fine si girò improvvisamente di tre e quarti e sospirò: “Cazzo, vengo!” La mano del poliziotto cominciò a rallentare lungo l’asta e la cappella cominciò a pulsare. Io non mi persi l’occasione e mi spostai assieme a lui proprio sotto le sue gambe. “Guardalo,” disse l’altro, “non vuole perdersi nemmeno una goccia. Che schifo.” Vedendo che mi ero spostato per ricevere tutto addosso divaricò le gambe sopra a me e si piegò leggermente sulle ginocchia avvicinandomi la cappella alla faccia. Immediatamente un getto bianco e caldo mi centrò sul naso cominciando a scorrerlo ai lati, mentre quella furia continuava a inondarmi a intermittenza. Sentii l’odore intenso e appiccicoso della sborra colarmi sulla faccia e lambirmi la bocca. Con la lingua riusciì ad assaggiare quel sapore salato e caldo. Vedendo questo esclamò: “Cazzo, ragazzi! Questo se lo vorrebbe anche bere. Ma sei proprio un frocio di merda!” Anche gli altri due si avvicinarono e mi trovarono con un rivolo bianco in faccia che colava a intervalli filando sul mento. Mi si misero ai due lati mentre il primo si allontanava asciugandosi. “Ah! Ti piace anche bere la sburra, eh? Dai apri la bocca allora. Facciamo a chi lo centra.” Uno dei due chiuse gli occhi evidentemente cercando di concentrarsi visto che niente alla sua vista aiutava ad eccitarlo. Poi vennero tutti e due insieme, uno grondando sulla fronte e l’altro vicino all’orecchio, appiccicandomi un lembo di capelli. Venendo insieme sembrava che non la finissero più. Proprio in quel momento sopraggiunse il quarto collega che vedendomi in ginocchio, imbrattato in quel modo, con la triplice sburra che mi copriva la faccia colandomi addosso esclamò: “Ma siete impazziti? Ma se passa qualcuno sapete come va a finire?” “Calmati, la sigorina è la più contenta di tutti e tre, vero?” dissero cercando di rimettere a posto le loro verghe nei pantaloni. “Vuoi approfittare anche tu? Guarda che gli piace” Ma il quarto tirò corto: “No. Mi fa schifo. Andiamo, dai. E’ tardi, hanno già chiamato due volte dalla centrale. E tu vedi di sparire prima che mi incazzi.”, alludendo a me. Il terzo che si tastava davanti cercando evidentemente di ricomporsi alla meno peggio disse: “Io invece ripasserei qualche volta di qua. Tanto per divertirsi ogni tanto. Giusto per fare due risate. Tanto a lui non dispiace certo” Mi lasciarono lì con quella mezza frase e rimontarono a coppia nelle auto. Dalla prima macchina, mentre mi sorpassava, il poliziotto col pizzo che guidava mi schernì: “Stia attenta signorina, che di notte, qui la potrebbero anche stuprare!” Dalla seconda invece il quarto poliziotto passando mi guardò nuovamente e mi parve di sentire tra i denti un ennesimo “Che schifo.” Io rimasi lì, accorgendomi che ero venuto nei pantaloni dall’eccitazione. Provai a togliermi un po’ di sborra dalla faccia ma era veramente tanta. Un esperienza davvero irripetibile. O no? Ripensai alla frase detta dal terzo poliziotto e presi spesso a passare da quella strada per un bel po’… Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. If there are any concerns please e-mail us at: CustomerService@MenontheNet

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LA POLIZIA STRADALE

Quella sera avevo deciso di rincasare un po’ più tardi. Mi ero comprato una rivista gay e non vedevo l'ora di sfogliarmela in macchina appartato da qualche parte. Erano circa le 23.30 e mi stavo dirigendo in aperta campagna per trovare un posto tranquillo. Presi una strada secondaria, lambita da un bosco ai due lati quando ad un certo punto qualcosa attirò la mia attenzione: due auto

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