Ricordo come se fosse ieri, l'estate calda che passai in campagna, giù al sud. Un luogo bellissimo, una terra arsa da un sole spietato ma al contempo molto amato. Come sempre la mia famiglia si era unita per le vacanze con quella di mia zia, grandi con grandi, adolescenti con adolescenti. Io passavo il tempo con mio cugino coetaneo, siamo cresciuti insieme. Passavamo le giornate ad esplorare la campagna, ci spostavamo a 360 gradi intorno alla casa. Una mattina, una come tante, ci allontanammo lungo la strada abbandonata, esploravamo i dintorni, ma entrambi sapevamo bene cosa volevamo, lo sapevamo perché per entrambi era vivo il ricordo dell'inverno appena trascorso, il ricordo delle notti che ci era capitato di dormire vicini, come spesso capita ai cugini. Quando si dorme insieme, soprattutto tra adolescenti non è facile addormentarsi subito, al buio si scherza si ride, poi si fa la lotta, e dalla lotta si passa alle carezze, ai sospiri, poi ci si sfiora con le labbra, talvolta ci si bacia pure, ed a noi accadde proprio questo, ci baciammo, ci baciammo e ci cercammo, e scoprimmo i nostri corpi, scoprimmo come il piacere potesse essere dolce ed intenso, come la pelle, l'odore della pelle potesse essere inebriante, e poi il calore dei corpi, il calore della passione, scoprimmo come nell'ardore della passione le nostre bocche cercavano avidamente il corpo dell'altro e come infine lo trovarono, lo trovarono nella disperata voglia di provare tutto, nella disperata voglia di sentire il membro caldo umido e palpitante dell'altro tra le labbra, come le nostre bocche insaziabili ospitavano tale piacere, e come le nostre lingue instancabili ne dispensassero. Quella mattina il ricordo di queste notti era vivo in noi, mentre il sole accarezzava i nostri corpi, andavamo avanti, camminavamo, la campagna ci accompagnava, con i suoi suoni, con i suoi meravigliosi profumi, ma nonostante ciò mancava qualcosa, lo sapevamo bene, mancava qualcosa che entrambi cercavamo, ci spingemmo allora in fondo alla vecchia strada, giù per una discesa in mezzo agli arbusti, infine scorgemmo tra gli alberi in fondo, un piccolo varco. Era il letto secco di un piccolo fiume, era nascosto e coperto dai rami e dalla vegetazione. Ci ritrovammo li senza parole, finalmente sicuri di non essere scorti da nessuno, la casa era lontana e il posto ben riparato, la circostanza ci costringeva ad essere pratici, cominciammo ad accarezzarci, lui toccò me ed io lui, le mani ci scorrevano sui pantaloni, sentivo il mio cazzo crescere immensamente, sentivo il suo sotto la mia mano, poi le nostre bocche si incontrarono, fu un bacio infuocato, infuocato dal desiderio e dall'ardore, dalla precarietà e dal rischio, eravamo lì in piedi e ci baciavamo, poi lui si abbassò, e lì in ginocchio cominciò a baciarmi, sentivo le sue labbra, la sua lingua sulla mia cappella, vedevo il mio cazzo scomparire nella sua bocca. Era troppo lo volevo anche io, lo allontanai, si alzò, ci baciammo sentivo il sapore del mio cazzo nella sua bocca, mi abbassai a mia volta e gli presi il cazzo in bocca, lo leccavo, lo baciavo e lo masturbavo, ma più di tutto adoravo infilargli la lingua tra la pelle e la cappella prima di scappellarlo del tutto, lui aveva le mani tra i miei capelli, io il suo cazzo bollente in bocca, di nuovo mi alzai, e riprendemmo a baciarci, la sua lingua cercava la mia avidamente, la mia rincorreva la sua, era la cosa più eccitante per me, intanto ci masturbavamo, rischiavo di venire da un momento all'altro, ma sentii lui ansimare, capii, d'istinto mi inginocchiai, lui m'infilò il cazzo in bocca, e li in quel sottobosco estivo, mi riempì la bocca del suo piacere, un colpo dopo l'altro abbandonò tutto il suo liquido, mentre intorno a noi l'estate compiva il suo prodigio.