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il Karate Fa Bene Alla Salute

by Orcinus italicus


Avevo appena varcato la soglia della palestra, quando i ragazzi mi riconobbero e mi vennero incontro salutandomi e abbracciandomi. Era da circa un anno che non mi allenavo più a causa dell’incidente alla gamba. Conoscevo tutti nella palestra; tutti tranne lui, era un ragazzo sui 24 25 anni, seduto in attesa della lezione, capelli neri come la notte e occhi altrettanto scuri, volto olivastro e, da un primo esame, timido come colui che si trova ad una festa dove non conosce nessuno. Erano le 19 e la lezione di karate stava per cominciare. Il mio pensiero era per quel ragazzo, non resistevo a vederlo seduto sulla poltrona senza che nessuno gli parlasse. I ragazzi erano fatti così, ai nuovi arrivati non si dava molta confidenza. Questo fatto non mi era mai andato giù; godendo di forte carisma sugli altri mi avvicinai e contro tutte le regole mi presentai. Si chiamava Luca, aveva 24 anni, nuovo della palestra, cintura nera e come volevasi dimostrare timidissimo. Molto prepotentemente lo presentai agli altri, con lo sguardo - per la serie se non lo salutate vi ammazzo tutti - . Esortai quindi tutti ad andare negli spogliatoi. Il mio sguardo furtivo era solo per Luca; immaginavo avesse un bel fisico, ma quando lo vidi senza vestiti ebbi un tracollo fisico. Simile ad una divinità greca, corpo scultoreo olivastro. Chino su di se stava per levarsi gli slip quando mi lanciò uno sguardo. Mi sentii raggelare la schiena, non capivo più nulla, le parole degli altri mi arrivavano ovattate, mi dovetti sedere alla vista del suo membro dalle dimensioni elefantiache. Fortuna che la conchiglia ben nascondeva la mia eccitazione, misi, così, la testa sotto il rubinetto per calmare i bollori e ritornare sul pianeta terra. Una volta sul tatami salutammo il maestro e cominciammo la lezione. Ero scoordinato non mi muovevo bene, il mio unico pensiero era lui. Riebbi i miei vecchi compiti, controllare le cinture inferiori e il buon comportamento nel dojo, il maestro mi chiese inoltre la cortesia di chiudere la palestra , in quanto lui sarebbe andato via prima. Mi avvicinai a Luca per controllare delle tecniche e notai che i suoi movimenti erano fluidi e rapidi tirati con una eccellente precisione. Gli chiesi se a fine allenamento avrebbe combattuto contro di me, per farmi riprendere i vecchi ritmi; con mio sommo piacere , accettò di buon grado. Si fecero le 21, il maestro era già andato via, congedai i ragazzi e invitai Luca a rimanere. Cominciammo l’incontro, era davvero bravo, velocissimo nelle tecniche e altrettanto nello schivare le mie, ma peccava in esperienza, si ritrovò così con la schiena per terra. Avevo una cosa sola in mente e niente riusciva a distrarmi. Rimanemmo soli, l’ultimo che uscì chiuse anche la saracinesca il silenzio regnava intorno a noi, rotto solamente dai nostri fiatoni. Il combattimento non era ancora finito; i colpi viaggiavano ad una velocità impressionante volevo sopraffarlo, ma ogni volta riusciva a trovare la contromossa. Rimanemmo due minuti interi a fissarci, il primo che sarebbe riuscito ad attaccare avrebbe avuto la meglio. La concentrazione era al massimo, grondavamo di sudore entrambi. Luca fece un accenno con lo sguardo e senza pensarci scatenai l’ultimo attacco. Fece un volo di due metri stramazzando al suolo, avevo vinto l’incontro. Tesi la mano per aiutarlo quando lui afferrandola mi tirò giù. - Non hai ancora vinto -. Senza accorgermene mi ritrovai a poi centimetri dalla sua faccia. Mi persi nei suoi occhi color pece. Mi baciò. Sentii il sangue ribollirmi, la stanchezza dell’incontro era svanita, sentivo il suo corpo mi schiacciava al suolo e la lingua sondare tutti gli angoli della bocca senza tralasciare nulla. Ma come aveva capito? Mi sfilai i pantaloni , la conchiglia tratteneva con difficoltà il mio cazzo che voleva esplodere. Luca si tolse la giacca mostrando il suo torace marmoreo con fare sicuro, poi, scese fin giù scostando il sospensorio e accogliendo nella sua bocca il cazzo, che oramai libero, si mostrava in tutta la sua erezione. Succhiava come un forsennato, sentivo che non sarei durato molto; lui molto sapientemente si fermò, si alzò e mi mostrò il suo membro. Era enorme, oltre i venti centimetri, il pensiero di prenderlo in gola mi atterriva e mi eccitava allo stesso tempo; non persi tempo lo feci stendere e incominciai a lavorarlo di bocca. Aveva un sapore dolcissimo e acre allo stesso tempo; incominciai a succhiare con tanta avidità che lo sentivo dentro all’esofago; era pronto per essere lavorato di mano. Era una strana sensazione masturbare quella verga ciclopica. Luca mi avvisò che stava per sborrare; mi fermai immediatamente e con un altrettanto sguardo negli occhi capii che voleva il mio culo. Eravamo totalmente nudi e sudati, mi misi a quattro zampe in attesa di ricevere il batacchio dentro di me. Appoggiò l’enorme cappella impomatata di saliva sul buco del culo, con somma delicatezza incominciò a spingere; piano piano questa scomparve tra le avidi fauci anali. Lo sentii fin dentro le budella , quando fu tutto dentro incominciò a stantuffare come un treno a vapore, sentivo i colpi fin su al cervello, non provavo dolore ma solo piacere, di quelli che provi quando sei a tuo agio e nulla può rovinare quel momento; mi avvisò che non riusciva più a trattenersi lo pregai di toglierlo e di sborrarmi addosso. Venni insieme a lui , mi ritrovai sotto una coperta di sborra calda: Luca si stese su di me mescolando il suo sudore con i nostri liquidi, e mi baciò a lungo. Dopo la doccia , chiudemmo la palestra, e ci ripromettemmo di combattere ancora insieme, sul tatami o ovunque lui avrebbe voluto. 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il Karate Fa Bene Alla Salute

Avevo appena varcato la soglia della palestra, quando i ragazzi mi riconobbero e mi vennero incontro salutandomi e abbracciandomi. Era da circa un anno che non mi allenavo più a causa dell’incidente alla gamba. Conoscevo tutti nella palestra; tutti tranne lui, era un ragazzo sui 24 25 anni, seduto in attesa della lezione, capelli neri come la notte e occhi altrettanto scuri, volto

L'invito

Erano appena le sette del pomeriggio quando decisi di smettere; per quel giorno avevo dedicato fin troppo al progetto, chiusi tutti i fascicoli, diedi un minimo di ordine al marasma di carte presi la giacca diedi un’ultima occhiata ed uscii dallo studio. C’era ancora il sole; il tepore del tramonto incrementò notevolmente quel senso di rilassatezza e di abbattimento che come un

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Web-04: vampire_2.0.3.07
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