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Il Camionista nel Motel dell'Autostrada

by Gianni


Arrivai al Motel dell'autostrada sul finire del giorno. Entrai nella camera da letto che mi era stata assegnata e mi gettai sul letto a peso morto. Dopo una decina di minuti, decisi di farmi una doccia. Uscito dal bagno, mi sentivo già molto meglio. Mi vestii e scesi al ristorante per la cena. La sala da pranzo era semivuota ed ospitava soprattutto camionisti di passaggio. In attesa che la mia cena arrivasse sul tavolo, presi a scrutare le persone che stavano mangiando. La mia attenzione si focalizzò su di un camionista intorno ai 35-38 anni, moro e di carnagione un pò scura, che consumava in solitudine la propria cena. Mi piaceva, e lo puntai per tutta la durata del pasto Le mie lunghe e probabilmente anche un pò maiale occhiate, non sfuggirono a lungo al mio camionista. Prese a puntarmi anche lui fino a quando non mi alzai per salire in camera. Feci molto lentamente le scale e mi accorsi che mi stava seguendo. Lasciai cadere il mio portachiavi sul pavimento del corridoio, entrai nella mia stanza e chiusi la porta. Dopo neanche 10 secondi sentii bussare alla porta e mi precipitai ad aprire. Me lo trovai davanti: "Scusa se ti disturbo, ma hai perso il portachiavi nel corridoio. E' tuo, vero?" "Ti ringrazio molto, non mi ero neppure accorto di averlo perduto", dissi cercando di fare l'ingenuo. "Tu sei un camionista, vero?" "Si, perché?", rispose un pò sorpreso dalla mia domanda. "Stavo guardando la carta stradale, ma non so bene quale sia il percorso più rapido. Se non ti disturbo troppo, mi potresti dare un consiglio?" "Nessun disturbo", rispose in tono malizioso, "mi devo alzare presto domani, ma tanto, a quest'ora, non riesco a prendere sonno". Lo feci entrare e ci sedemmo sulla sponda del letto per consultare la carta stradale. "Non ci siamo neppure presentati. Io sono Marco, e tu?", esordì porgendomi la mano. "Io sono Gianni", risposi stringendogliela. Marco aprì la carta stradale e si prodigò in spiegazioni meticolose sui possibili itinerari di viaggio, mentre io avvicinavo sempre più il mio corpo al suo fino a che non entrarono in contatto. La mia mano sfiorò il suo braccio e Marco mi lanciò un'occhiata, smettendo di parlare. Diventai rosso come un pomodoro maturo. "E se fosse un eterosessuale incallito, magari anche omofobo?", pensai dentro di me. Il mio panico fortunatamente durò poco perché Marco, per fugare ogni timore, posò una mano sulla mia coscia ed inizio ad accarezzarmela. Lo guardai negli occhi, lui gettò la carta stradale sul pavimento e disse: "Sentimi bene, ciucciacazzi, vuoi continuare la lezione di geografia o preferisci fare qualcosa di più interessante?" Diventai nuovamente rosso ma questa volta per l'eccitazione. Senza dire una parola, iniziai a spogliarmi e Marco fece altrettanto. Ci ritrovammo entrambi nudi, io seduto sulla sponda del letto e lui in piedi davanti a me. La vista del suo corpo nudo mi provocò un'erezione istantanea. Marco non si poteva definire un orso, anche perchè era piuttosto asciutto come fisico, ma era comunque fornito di una bella quantità di pelo nero su tutto il corpo che mi mandava in brodo di giuggiole. "Vedo che ti piaccio", disse puntando gli occhi sul mio uccello ritto. "Si", risposi, "mi piacevi già tanto con i vestiti ma ora, senza, mi piaci ancora di più. Vieni a sdraiarti vicino a me." Balzò sul letto: "Cosa vuoi fare?" "Mi piacerebbe leccarti e succhiarti dalla testa ai piedi", dissi. "Ti avverto però che sono 3/4 giorni che non mi lavo", disse sorridendomi, "comunque se vuoi posso farmi una doccia adesso". Non gli detti il tempo di alzarsi per andare in bagno perché mi voltai verso di lui e gli misi la lingua in bocca, iniziando a limonare. Mentre le nostre lingue si intrecciavano l'una all'altra, la mia mano avvertiva con piacere il cazzo di Marco gonfiarsi fino a diventare completamente duro. Tolsi la mia lingua dalla sua bocca e presi a baciare, leccare e succhiare la sua carne, dal collo fino alle dita dei suoi piedi. Gli odori che il corpo di Marco emanava erano piuttosto forti, quasi animaleschi, propri di un corpo magari non sporco ma certamente parecchio sudato. Non me ne feci un problema, perché a me quel ragazzo piaceva veramente tanto e mi immersi completamente nel suo odore trovandolo anche eccitante. Sniffavo e leccavo tutto quello che la mia faccia si trovava davanti, godendo come un maiale. Ogni centimetro del suo corpo venne in contatto con la mia lingua ed il mio naso, dalle orecchie scendevo alle ascelle odorose, poi ai capezzoli e infine tra le dita dei suoi piedi che emanavano un odore fortissimo (cazzo, quanto mi piaceva quell'odore!). Marco, intanto, se ne stava sdraiato sul letto supino, con le mani intrecciate dietro la nuca ed emetteva ogni tanto dei gemiti di piacere. "Adesso ho voglia di leccarti il culo", dissi alzando la testa. "Con vero piacere" annuì guardandomi. Piegò le gambe fino a portare le ginocchia all'altezza delle sue spalle e mi trovai così il suo culo davanti alla faccia. La vista di quel culo, deliziosamente peloso, mi fece perdere la testa. Allargai bene le chiappe con le mani e ci tuffai il viso dentro, iniziando a leccare quel buco così invitante. Passavo la lingua sopra quelle delicatissime pieghette e grinzoline, poi aprivo il buco con le dita e infilavo la lingua dentro. Marco gradì moltissimo quella leccata di culo ed iniziò a menarsi l'uccello godendo come un porco: "Mmmmh, siii, dai, leccami il culo così che mi fa impazzire, forza, dacci dentro con la lingua grandissima troia". Arrapato da quelle parole, presi a leccargli il culo con una foga ancora più grande e lo portai così al massimo dell'eccitazione. "Non resisto più, Gianni, ho le palle che mi scoppiano e devo scaricarle. Prendilo in bocca, ti prego", gemette in tono quasi supplichevole, "voglio sborrarti in bocca." Tolsi la lingua dal buco del suo culo e alzai la testa fino a portare la mia bocca all'altezza del suo cazzo. La nerchia palpitava sotto il mio naso, unta di liquido pre-spermatico e pronta a schizzare sborra di lì a poco. La pelle del prepuzio non era retratta a scoprire l'intera cappella ma ne spuntava solo una parte. Gli presi il cazzo in mano e tirai indietro la pelle fino a scoprire completamente il glande e quindi lo misi in bocca pieno di desiderio. Non avevo neanche fatto in tempo a dare il terzo giro di lingua sulla cappella che sentii il cazzo inturgidirsi al massimo e Marco emettere un gemito di piacere. Serrai bene le labbra intorno al cazzo e rimasi immobile, pronto ad accogliere la sborrata che Marco stava per fare nella mia bocca. L'eiaculazione arrivò immediatamente, in un precipitoso succedersi di potenti schizzi di sperma denso e caldo che riempirono completamente la mia cavità orale. Avrei voluto tenere in bocca tutta la sborra ed ingoiarla solo dopo l'ultimo schizzo ma l'abbondanza di quella eiaculazione me lo impedì e dovetti deglutire ben prima. Alla vista del mio pomo d'Adamo che si muoveva su e giù, segno inequivoco della sborra che scendeva giù per la mia gola, Marco accompagnò i suoi gemiti di piacere a dolci oscenità: "Ahhh, siii, dai maiale, ingoiatela tutta, forza gran frocione che non sei altro, bocchinaro, ciucciasborra, mmmmh, così, riempiti lo stomaco." Quando il cazzo finì di sborrare continuai a tenerlo in bocca fino a che non divenne completamente molle. "Tirati su", disse passandomi una mano tra i capelli. Mi sistemai vicino a lui sdraiandomi al suo fianco e prima che potessi aprir bocca si voltò verso di me ed iniziò a baciarmi srotolandomi la lingua in bocca. Rimasi sorpreso dalla dolcezza di quella slinguata calda e appassionata. Marco mi baciava e mi accarezzava con infinita tenerezza come se volesse comunicarmi, con il linguaggio del corpo, tutta la sua gratitudine per come ero riuscito a farlo godere poco prima. Si separò dalla mia bocca e si voltò mettendosi supino sul letto. "Cazzo, come ho goduto", esordì un pò goffamente, "sei proprio bravo a leccare il culo e a fare l'ingoio." Lo guardai compiaciuto: "sono contento di averti fatto godere tanto, e poi è piaciuto moltissimo anche a me". A quel punto, tra noi due, si era creata un'atmosfera di grande intimità e quello che solo qualche ora prima era solo un camionista come tanti, adesso mi sembrava un amico di vecchia data. Aveva voglia di parlare liberamente ed iniziò a raccontarmi tutto della sua vita privata. Appoggiai la testa sul suo torace villoso e con una mano presi ad accarezzargli le palle. Mi raccontò dei suoi viaggi in camion, di come non andava più d'accordo a letto con la moglie da quando aveva scoperto di divertirsi molto di più a mettere il cazzo nella bocca e nel culo dei finocchi come me. Passammo quasi un'ora in quel modo, ma non ce ne saremmo neppure accorti se non fosse stato per il bip del mio orologio che suonava inesorabilmente ad ogni ora. Alzai la testa dal suo torace e feci il gesto di alzarmi. "Dove vai?", disse in tono quasi allarmato, "non ci divertiamo un altro pò insieme?" "Ma non devi partire all'alba, tu, domani?", risposi in modo falsamente ingenuo. "Si, certo, ma molto meglio un'ora di sonno in meno e un'inculata in più che viceversa". "Non avevo dubbi, in proposito", dissi in tono scherzoso". Capì che non avevo affatto intenzione di lasciarlo andare a dormire e si tranquillizzò. "Dai, vieni sopra di me", disse, "ti lecco bene il buchetto così ti faccio rilassare bene il culo, mentre tu mi fai venire il cazzo bello duro con la bocca.". Ci sistemammo nella posizione del 69. Marco spalancò bene le mie chiappe con le mani ed iniziò a lavorare bene il buco del mio culo con la lingua. Gemetti di piacere e gli presi il cazzo in bocca, iniziando così a spompinarlo a dovere. In quella posizione potevo godermi la vista dei piedi e delle gambe pelose di Marco, sentire il suo cazzo gonfiarsi nella mia bocca e godermi la sua lingua che stimolava in modo sublime la mia zona anale. Non ci volle molto per portare entrambi al massimo dell'eccitazione; in pochissimo tempo il cazzo di Marco era diventato duro come un palo mentre il mio culo si contraeva seguendo il ritmo delle sue leccate. "Basta così, Gianni, se non ti fermi ti vengo in bocca un'altra volta". Tolsi il cazzo dalla bocca e mi voltai verso di lui: "E' una minaccia o una promessa?" Mi guardò compiaciuto: "Che gran troia che sei, passeresti tutta la notte a ciucciare la mia sborra. Adesso però ho voglia di mettertelo nel culo." Mi alzi dal letto e presi il tubetto di crema lubrificante. "Voglio dartela io", disse, "mettiti a quattro zampe". Sentii il suo dito medio infilarsi su per il culo ed emisi un gemito di piacere. "Vuoi farti fottere così alla pecorina?", domandò. "Preferirei sentirmi coprire completamente dal tuo corpo", risposi. Mi sistemai sdraiato sul letto prono, mettendo un cuscino sotto il ventre in modo da far sporgere bene il culo. In un attimo Marco mi fu sopra e sentii il suo cazzo tra le mie chiappe cercare il buco. "Fai piano, ti prego, non troppo in fretta", sussurrai in tono quasi implorante. "Certo", disse rassicurandomi, "cosa credi? Ne ho già visitati parecchi di buchi caldi e so bene come fare". Il cazzo scivolò dentro senza problemi; Marco era certamente un abilissimo inculatore ed il mio ano si era completamente rilassato con le leccate di poco prima. Sentivo la sua bega che saliva su per il mio intestino, molto lentamente ma in modo inesorabile. "Aaah, sii, è fantastico, che bello sentire il tuo cazzo nel culo", mugolai con la bocca schiacciata sul letto. Mi rispose ansimando: "Ti piace, rotto in culo che non sei altro, vero? Hai il culo in ebollizione che sembra un vulcano. Cazzo, come me lo stringi bene". Quando il cazzo fu dentro completamente, Marco iniziò a spingere, prima lentamente e poi via via sempre più forte. Mi strinse con le braccia intorno al collo e posò la bocca sul mio orecchio: "Aaah, siii, che bello spaccarti il culo, mi fai godere come un porco". Ero ormai in preda al delirio dei sensi; sentivo il corpo di Marco sopra di me, i folti peli del suo torace sulla mia schiena, l'odore della sua pelle, della sua bocca e il suo cazzo che ad ogni movimento mandava a fuoco il tratto terminale del mio intestino. Portai la mano verso il mio cazzo e, pur non avendo molto spazio di manovra, inizia a menarmelo. Le sensazioni paradisiache che provavo erano qualcosa di veramente travolgente; il piacere della masturbazione unito al massaggio della prostata che il cazzo di Marco faceva, stantuffando nel mio culo, mi mandavano in delirio. Di lì a poco arrivai al culmine del piacere, provando un orgasmo prostatico di un'intensità indescrivibile. Travolto da quel piacere supremo non mi accorsi neppure che Marco aveva smesso di spingere e che mi stava baciando e mordicchiando il collo. "Ti ho fatto godere da matti, vero? Ne ho visti pochi godere come te, sembravi una cagna in calore", furono le prime parole che riuscii a comprendere quando ripresi contatto con la realtà. Tolse il cazzo dal mio culo, mi fece sdraiare supino e ci baciammo. "Adesso sei tu che devi farmi venire", disse allontanando le sue labbra dalle mie, "vuoi che te lo rimetta nel culo o preferisci andar giù di bocca?" Non ci fu bisogno di rispondere. Mi sistemai supino sul letto e gli feci cenno di venire a sedersi sul mio petto. In un attimo mi ritrovai con Marco seduto sulla mia gabbia toracica ed il suo cazzo ritto sopra la mia faccia. Intrecciò le sue mani dietro la mia nuca e mi sollevò la testa fino a portare la mia bocca all'altezza del suo uccello. Spalancai la bocca e ingoiai la cappella. Marco fece una smorfia di piacere ed inizio a muovere la mia testa su e giù con le mani. Mi rilassai completamente, assecondando passivamente i movimenti di Marco e leccando freneticamente la cappella. Lo sentivo gemere e mugolare di piacere ma preferì non parlare fino a che non raggiunse l'orgasmo. "Aaaah, sborro, siii, sborro" fu l'unica cosa che disse un attimo prima di raggiungere l'orgasmo. Sentii le sue mani premersi contro la mia nuca e mi si sciolse in bocca come poco prima. La sborra fluì copiosa nella mia bocca, chiusi gli occhi e presi a deglutirla schizzo dopo schizzo. Quando anche l'ultima goccia fu uscita, Marco mi lasciò libera la testa e si venne a sdraiare vicino a me. "Allora, Gianni, hai visto che ho mantenuto la mia promessa? Ti ho sborrato in bocca un'altra volta!" Gli posai una mano sul petto: "Sei stato un amante eccezionale, Marco, mi hai mandato in estasi inculandomi, e mi hai farcito di sborra per ben due volte. "Si voltò dalla mia parte e mi strinse fra le sue braccia: "Sei proprio un bravo frocio. Tu sai proprio come farmi godere, e poi ci metti tanta passione in quello che fai. Dovresti venire in viaggio con me". Restammo così, abbracciati, per una decina di minuti senza parlare, mentre io lo accarezzavo dolcemente. Ad un certo punto sentii il suo respiro farsi più pesante e mi accorsi che si era addormentato. Mi rannicchiai sul suo petto e, vinto dal sonno anch'io, mi addormentai tra le braccia del camionista. Gianni

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