Gay Erotic Stories

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Galeotto fu il Processo

by Simon


Quella mattina Vittorio si era alzato più presto del solito, aveva mille

cose da fare, essere un avvocato di successo gli era costato fatica, e

gliene costava ancora; ma era sempre stato un tipo che sapeva quello che

voleva e non c'era niente che riuscisse a tenerlo lontano dal suo obiettivo

per molto tempo. Appena sveglio, si fece la doccia, dopodiché si specchiò:

ammirò il suo aspetto di bell'uomo di mezza età, si sorrise, si aggiustò i

capelli brizzolati e strizzò un occhio a se stesso, in segno augurale per

una buona giornata. Si vestì, e si recò in ufficio; giunto lì, dispensò

sorrisi e saluti ai suoi collaboratori ed alle sue tre segretarie; entrò

nel suo studio, si sedette e iniziò a fare ordine tra le decine di

pratiche che alloggiavano sulla sua scrivania. Accese il computer e guardò l'agenda per vedere

gli appuntamenti della giornata; si accorse che da lì a poco sarebbe

arrivato il suo primo cliente. Un caso tutto sommato facile

- come si poteva dedurre dalle sue annotazioni prese al telefono quando era stato fissato l'appuntamento - al punto che aveva detto ad un

suo collaboratore che se ne sarebbe dovuto occupare lui, visto che Vittorio

aveva alcune cause complicate, quasi disperate a detta sua. Per uno

spiacevole inconveniente alla fatidica ora il suo collaboratore non era in

ufficio, e quando la segretaria lo avvisò che c'era il cliente, ma non il

collaboratore, Vittorio si adombrò un po', e le disse che se ne sarebbe

occupato lui, per oggi. La segretaria aprì la porta e fece accomodare nella sala riunioni due

persone, un ragazzo e un uomo, probabilmente padre e figlio; quest'ultimo

era vestito in maniera un po' inusuale per uno studio legale: jeans

sbiaditi, canotta a coste grigia, e scarpe di tela; invece l'uomo indossava

un impeccabile gessato grigio scuro. L'avvocato iniziò con la sua

presentazione, il ragazzo a mala pena lo salutò, si vedeva chiaramente che

tra padre e figlio non correva buon sangue; il figlio parlava per

monosillabi. Quando Vittorio gli chiese di raccontargli cosa fosse successo,

il ragazzo si chiuse in un mutismo provocatorio; fu allora che intervenne

il padre dicendo: " Cos'è ti vergogni di quello che hai fatto? Digli

all'avvocato che cosa combini nei week-end"; dopo un po' di reticenza

iniziale sbottò: " Mi hanno beccato con dell'hashish in discoteca, e quei bastardi di

poliziotti mi hanno pure fatto passare una notte in galera!"; "Capisco"

aggiunse l'avvocato con tono rassicurante. E aggiunse rivolto al padre: "Credo comunque che la cosa

migliore per lui sia parlarne a quattrocchi solo con me, mi sembra che voi

due non abbiate un'intesa perfetta, e questo si potrebbe ripercuotere sul

lavoro che dovremo fare insieme"; "Certo annuì il padre, io ora vi lascio,

sono solo venuto per accompagnare il ragazzo e per pagarle un acconto"; l'avvocato accompagnò il

padre alla porta, che gli si raccomandò: "Mio figlio non è uno di quelli,

sa le cattive compagnie…" "Non si preoccupi, vedremo di studiare una

soluzione" "Grazie, Grazie". "Veniamo a noi" esclamò l'avvocato, ritornato nella sala riunioni, "Come hai

detto che ti chiami?" "Non l'ho detto" "Beh, credo che sarebbe carino da

parte tua iniziare a collaborare…" "Se no…" "Se no puoi tornare da dove sei

venuto!" "No, è che con mio padre non sono mai andato troppo d'accordo, ma

voglio uscire al più presto da questa situazione, e credo che lei mi possa

aiutare, si dice che sia uno dei più bravi" "Diciamo che faccio il mio

lavoro con passione; allora che ne dici? possiamo iniziare a parlare?"

"Direi di sì". Mentre il ragazzo iniziava col raccontare la sua versione dei

fatti, l'avvocato iniziò ad osservarlo con maggiore attenzione: il visino

delicato, i capelli biondi che gli carezzavano dolcemente il viso, gli

occhi azzurri, il pizzetto, la forma delle mani, il modo in cui giocava

nervosamente con gli oggetti sul tavolo della sala riunioni. Non gli era mai successo di

guardare con tanta attenzione un membro del suo stesso sesso, certo non era

mai stato un dongiovanni, ma aveva sempre pensato che ciò fosse dovuto alla

combinazione del suo carattere con le sue scelte professionali. "Avvocato

mi segue?" "Si, si, stavo solo cercando di organizzarmi le idee. Per oggi

direi che va bene così, ci vediamo domani verso le dieci?" " Si, va bene, a

domani" Vittorio si buttò a capofitto nel suo lavoro, per cercare di

scacciare quell'immagine angelica che lo intrigava, quando improvvisamente

bussarono alla porta. Era il collaboratore in ritardo. "Avanti" "Scusa, ma prima ho avuto un imprevisto, il

mio cliente è già andato via?" "Sì. Il mio cliente se ne è appena andato."

"Tuo?" "Si, a questo punto!" "Ma credevo che…" "Lasciamo stare oramai è

andata così" " Come vuoi tu". La giornata trascorse normalmente e l'uomo

aveva temporaneamente rimosso il suo interesse per il suo appetibile

cliente. Arrivato a casa accese il PC, per vedere se c'era posta, era

un'operazione questa che compiva regolarmente ogni giorno e che ogni giorno

lo teneva in trepidazione per qualche secondo (della posta elettronica dello studio si occupavano invece le segretarie). You have new mail, click e

iniziò a leggere le due e-mail che gli erano arrivate, dopodiché iniziò a

rispondere e il tempo volò, giusto il tempo di cenare davanti alla tv, e

sentire per telefono qualche amico; era come se cercasse ostinatamente di

pensare qualche cosa, a qualsiasi cosa. Se ne andò a letto, e iniziò a

leggere un libro, ma poco dopo sprofondò tra le braccia di Morfeo.

L'indomani solita routine mattutina, anche se indugiò un po' di più davanti

allo specchio. Arrivò in ufficio, e cominciò ad organizzarsi; il tempo volò

perché sembrò che fossero trascorsi pochi minuti quando Matteo arrivò.

Questa volta aveva un paio di pantaloni di lino semitrasparenti che

cadevano giù dritti, un po' larghi di gamba, e un gilet color crema senza

niente sotto. Con quei colori la sua abbronzatura risaltava maggiormente, e

anche il suo fisico ben definito ne usciva promosso a pieni voti. Matteo

iniziò nuovamente a raccontare, ma stavolta mentre lui parlava Vittorio

iniziò a scrivere con la sua stilografica blu, appuntandosi ora questo, ora

quello. Ne ammirava rapito il disegno perfetto delle labbra, che ogni tanto

si inumidiva scatenando inconsapevolmente nell'avvocato tempeste ormonali;

anche il modo di stare seduto sulla poltroncina, anche se più che seduto

bisognerebbe dire accovacciato; più si andava avanti e più emergevano

particolari non inerenti alla causa. Il ragazzo si alzò di scatto e disse: "Ho

bisogno di andare in bagno" "Certo, in fondo al corridoio a sinistra" Quando

si voltò e si incamminò verso la porta lo sguardo di Vittorio cadde sul

sedere perfettamente segnato dal pantalone, era così rotondo e invitante,

da pizzicare, pensò lui… La porta della sala riunioni era rimasta socchiusa, e lui

fu riportato alla realtà dai commenti delle segretarie su Matteo: "Ma

quanto è bello!" "Io da uno così mi farei fare di tutto". Improvvisamente

l'avvocato dette un colpo di tosse un po' forte, in modo che fosse sentito

anche da loro, così fu, e tornarono al solito tran tran di telefonate e

di lavoro al computer. Prima che il giovane tornasse Vittorio non poté fare a

meno di sfregarsi energicamente la patta dei calzoni, gli era diventato

duro, quando però udì l'avvicinarsi dei passi, per timore di essere

scoperto si rimise dietro il tavolo. Dopo quell'incontro ne seguirono

altri, e il ragazzo si presentava ad ogni appuntamento abbigliato in

maniera sempre più sensuale, metteva sempre indumenti che esaltavano la sua

fisicità, come quando si presentò con un paio di pantaloni da cui faceva

capolino l'elastico degli slip rigorosamente firmati; a quella vista

Vittorio ebbe un sussulto, lo trovava perdutamente sexy, e quella sera

quando tornò a casa, non poté fare a meno di masturbarsi pensando a quel

corpo scattante e atletico, l'eccitazione era tale che una volta non fu

sufficiente. Si stava rendendo conto che l'attrazione per quel ragazzo si

stava trasformando in passione pura, e se solo ne avesse avuto occasione

avrebbe dato sfogo a tutta la sua "ammirazione" per l'oggetto dei suoi

desideri. Il giorno dell'ultimo incontro, prima del processo che si sarebbe

tenuto in un'altra città - la discoteca si trovava nell'ambito di un altro tribunale - l'avvocato

dovette fare una raccomandazione al ragazzo: "Mi raccomando, al processo

presentati in maniera elegante e classica. Mi piace il tuo modo di vestire,

ma credo che le aule dei tribunali ancora non siano pronte a questo genere di abbigliamento".

Lo disse con un tono un po' strano che lasciò Matteo un po' stranito, era

come se in quel preciso momento avesse realizzato il potere che esercitava

sull'inerme avvocato." Certo, avvocato. A che ora mi passa a prendere?"

"Alle 8" "OK e a domani". Matteo gli fece un cenno di saluto con la mano

e uno dei suoi sorrisi e si allontanò. Nella nottata Vittorio pensò ancora

agli ultimi dettagli della causa e dopodiché andò nuovamente eccitato a

letto. Il mattino arrivò e l'avvocato si preparò. Prese la sua

decappottabile metallizzata e si recò al luogo dell'appuntamento, Matteo

era puntualissimo e vestito di tutto punto, sembrava uno di quei giovani

manager rampanti, e con quel visino d'angelo avrebbe potuto convincere i tribunali di tutto il mondo della sua innocenza. Durante il tragitto di andata

c'era un po' di nervosismo, e non ci furono grandi scambi di parole, ma

piuttosto grandi scambi di sguardi, carichi di emozioni, ma non era il

momento adatto per dar forma a desideri sopiti. Arrivarono in tribunale,

entrarono, si accomodarono e concordarono gli ultimi dettagli, il processo

iniziò e fu portato avanti dal difensore dell'angioletto con molto savoir

faire e cognizione di causa, alla fine fu pronunciata la sentenza: assolto,

per via della modica quantità di sostanza stupefacente, che ne fece dedurre

l'uso personale. Il giovane era al settimo cielo, l'avvocato era

soddisfatto dell'ennesima prova della sua bravura; improvvisamente Matteo

gli buttò le braccia al collo per la gioia, dal canto suo Vittorio lo cinse

forte in vita. "Grazie" gli sussurrò all'orecchio con voce bassa. Quella

vicinanza scatenò in Vittorio una violenta reazione al basso ventre,

immediatamente si scostò per timore di venire scoperto, anzi il dubbio lo

assaliva, se ne era accorto? Montarono in macchina alla volta della città

d'origine quando Matteo lo invitò a casa sua, a fare un bagno in piscina.

"Ci meritiamo un po' di relax, non crede?" Vittorio era assalito dai dubbi,

non sapeva che pesci prendere, ma alla fine dopo svariate insistenze

accettò. Il vento scompigliava i capelli a Matteo, che cominciò a guardare

Vittorio in maniera insistente, fissava i suoi occhi nocciola e le sue

folte ciglia, che davano al suo sguardo un'intensità difficile da

dimenticare, la profondità dei suoi si rifletteva nella limpidezza di

quelli di Matteo che iniziò a stiracchiarsi gonfiando la cassa toracica e a

canticchiare; dopodiché fini per divaricare leggermente le gambe e iniziò a

toccarsi il pacco con fare insistente, Vittorio era trattenuto da quella

vista solo dall'idea che se non fosse stato attento alla strada, non ci

sarebbe stato niente, se non un romantico week-end al pronto soccorso. La

mano indugiava sul pacco, che a dire il vero sembrava semiturgido a

giudicare dalle dimensioni, i due sguardi si incrociarono nello specchietto

retrovisore, a cui fecero seguito due sorrisi. Mentre Vittorio maneggiava

il cambio sfiorò inavvertitamente la mano di Matteo, che gli lanciò

nuovamente uno sguardo di complicità, il che fece sentire autorizzato

Vittorio ad accarezzargli delicatamente la coscia attraverso i pantaloni di

fresco lana: la sua mano scivolava dolcemente sulla gamba dell'altro fino

al punto di avventurarsi timidamente verso l'interno della coscia, provocando i

brividi nel giovinetto. "Alla prossima gira a destra e siamo arrivati"

"Meno male" esclamò lui. Entrarono in casa, e subito il padrone di casa

esclamò. "Non ti preoccupare siamo solo io e te, i miei sono in viaggio" Lo

trascinò per una mano e lo condusse nello studio del padre, uno studio

molto ben arredato, con mobili in stile, improvvisamente si trovarono a

pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra, l'avvocato lo afferrò e lo

baciò con tutta la passione che fino ad allora aveva serbato, un bacio

irruente, per via del desiderio crescente nascosto da entrambe le parti.

Intanto le mani cominciavano freneticamente ad esplorare l'amato bene,

soffermandosi ora sul sedere, ora sul torace ora sull'uccello eccitato.

Matteo si scostò e con fare infantile esclamò: "Perché abbiamo aspettato

tanto" "Perché così adesso sarà più bello…" disse l'avvocato. Le mani di

Matteo cominciarono ad allentare la cravatta di Vittorio, e a sbottonargli

la camicia; sempre mentre lo baciava accarezzava il suo torace villoso, lo

stesso iniziò a fare Vittorio. Improvvisamente l'avvocato fu spinto sul

divanetto di pelle, e Matteo gli saltò a cavalcioni; e iniziò a muovere

ritmicamente il suo bacino sull'uccello eccitatissimo di lui, i movimenti

erano regolari e cadenzati, si poteva sentire l'avvocato mugolare. Nel

frattempo le lingue erano coinvolte in giochi e esplorazioni reciproche, il

fare altalenante del culetto di Matteo produsse i suoi effetti, in poco

tempo, e senza ausilio alcuno, l'avvocato eruttò il suo carico nei suoi

pantaloni. "Oh, mi dispiace…" affermò l'avvocato un po' avvilito per non

aver saputo controllare il suo incontenibile piacere. "Spiacerti per cosa?

Vuol solo dire che ti piaccio da impazzire" affermò lui placidamente.

"Forse sono io che c'ho messo troppo entusiasmo…" aggiunse. Superato questo

momento di disagio, l'avvocato si alzò in piedi e cominciò a spogliare

completamente Matteo, gli sbottonò attentamente la camicia, gli sbottonò la

cintura dei pantaloni, gli sfilò i calzoni e si trovò davanti uno stupendo

giovane nel fiore della sua forma fisica, temporeggiò qualche istante sui

boxer neri del ragazzo, che gli parvero terribilmente eccitati, dopodiché infilò le mani lungo i bordi e glieli sfilò

facendo scivolare le sue mani sulle sue gambe ricoperte di una soffice e

biondastra peluria. Rimase incantato dalla vicinanza del suo viso col

membro del ragazzo; era la prima volta che aveva occasione di vederne uno

da così vicino, di sentirne l'odore inebriante, e ciò che era più bello era

che era lì proprio per lui… Afferrò delicatamente tra le sue dita i

testicoli del giovane, erano così caldi, avvicinò le sue labbra cariche di

desiderio all'uccello, lo prese in bocca, e scoprì il glande, senza fare

alcun movimento iniziò a crescergli lentamente in bocca, era una sensazione

straordinaria!!! Alzò lo sguardo verso l'oggetto del suo desiderio che gli

lanciò uno sguardo d'intesa, che gli fece capire che era ora di iniziare…

Incominciò a muovere la lingua tutt'intorno alla cappella, lungo il bordo

insistendo poi sul frenulo vedendo l'effetto che sortiva sul suo partner.

Lo fece nuovamente sparire tra le sue fauci continuando nella stimolazione,

più andava avanti e più riusciva a ingoiare una lunghezza maggiore.

Contemporaneamente Matteo gli carezzava i capelli, le orecchie calde e

morbide, e di tanto in tanto si passava una mano sull'addome per

amplificare il suo piacere. "Continua così, mi fai impazzire…" L'avvocato

abbozzò un sorriso, e riprese con maggior entusiasmo: il momento critico si

avvicinava, non sapeva come, ma sapeva che l'amico era prossimo alla fine

della corsa, lasciò la presa giusto in tempo per vedersi schizzare

tutt'addosso una pioggia di sperma. Ne aveva diversi spruzzi sul petto,

quella presenza che sprigionava tepore sul suo corpo lo eccitava, ne prese

una piccola quantità tra le sue dita e lo annusò, dopodiché comincio a

stenderselo addosso, insistendo sui capezzoli turgidi. Si avvicinò

nuovamente al "giocattolo" oramai completamente rilassato, e lo baciò, lo

riaccolse tra le sue labbra, gli piaceva sentirselo ciondolante e inerme in

bocca. "Vieni con me, andiamo di là, staremo più comodi per quello che

dobbiamo fare" disse Matteo. L'avvocato lo seguì ubbidientemente nella

camera da letto; Matteo cominciò a togliere i pantaloni anche all'avvocato

liberando così da quella prigione il suo cazzo svettante: gli slip

dell'avvocato portavano ancora la testimonianza del piacere improvviso di

poco tempo prima. Lui gli tolse anche quelli, e ciò che si trovò davanti fu

un uomo con un fisico possente e con un torace ricoperto di peluria

argentea alla cui estremità stazionava imponente un uccello con una

circonferenza non indifferente, non troppo lungo, ma possente. Vi poggiò

le fiorenti labbra e vi diede un sonoro bacio, in seguito iniziò un

vigoroso massaggio con la lingua, poteva percepire al tatto le vene che

adornavano quella mazza, e questo lo eccitava molto e di conseguenza, anche

l'altro che subiva questo servizietto godeva maggiormente. "Smanio dalla

voglia di possederti" disse energicamente l'avvocato. Senza fare una

piega il ragazzo si sdraiò sul letto, allungo una mano verso il comodino e

tirò fuori un flacone di lubrificante e un profilattico. "Vieni qua, che

adesso comincia il bello…" L'avvocato si accostò al letto, il suo uccello

fu preso amorevolmente tra le mani di Matteo, ebbe un sussulto, poggiò

l'estremità del profilattico sulla cappella carica di desiderio, lo

srotolò e un brivido percorse il corpo dell'uomo di legge, tant'è che

Matteo percepì un movimento tra le sue mani. Ghermì la mano dell'avvocato e

versò un po' di lubrificante, condusse la mano dell'uomo tra le sue natiche

e cominciò a farsi stimolare il buchino, inizialmente accompagnandolo nei

movimenti. Poco dopo allontanò la sua mano - che produceva un bel contrasto

di colore con quella dell'altro; rosata la prima e visibilmente abbronzata

la seconda; e cominciò a godersi lo spettacolo: inizialmente titubante

nell'esplorare quel territorio sconosciuto. Subito fu blando nel movimento,

ma man mano che prendeva confidenza introdusse timidamente un dito in

quell'apertura che sarebbe stata per lui, ma anche per l'altro, ingresso al

mondo del piacere. Il lavorio del suo dito aumentò notevolmente la

sensibilità della zona, fece voltare Matteo a pancia in su, gli sollevò le

gambe, se le poggiò sulle spalle e avvicinò il suo bacino al sedere ben

tornito, avvicinò il suo membro tracimante di desiderio fino

all'inverosimile al buchetto e affondò. Matteo poteva percepire chiaramente

la cappella sondarlo nell'intimo, ebbe un sussulto, Vittorio cominciò con

movimenti discreti, sentiva che c'era una certa difficoltà, iniziò allora

con leggeri movimenti circolari, nel mentre gli baciava le caviglie, gliele

carezzava, affondò ancora di qualche centimetro, ma sentiva che Matteo si

stava irrigidendo, per aiutarlo a rilassarsi, si abbassò verso il suo viso

e cominciò a baciarlo appassionatamente, mordicchiandogli le labbra; più lo

baciava con foga più sentiva che la resistenza cedeva fino ad arrivare in

un ultimo affondo. Ora le spinte si facevano più energiche, i movimenti più

lunghi: indietreggiava fino a quando il suo cazzo era quasi completamente

fuoriuscito per poi rientrare con più impeto. Il giovinetto emetteva gemiti

di piacere. "Voglio prenderti da dietro, non sai quante volte ho immaginato

di farlo." Matteo si girò e si mise in posizione da cagnolino, aspettando

ansiosamente che la sensazione di vuoto fosse riempita. L'uomo si accostò,

lisciò il culetto tondo, e poi lo impalò. Adesso si muoveva con più

irruenza di prima, era palese che questa posizione era maggiormente di suo

gradimento, con un braccio sul ventre di Matteo pompava con furia, fino a

quando arrivò al culmine del piacere e sprigionò il suo carico che restando

imprigionato nel profilattico produsse una sensazione molto appagante nel

maschio. Ancora semiturgido sfilò l'abitino dal suo membro che era umido e

lucido, e continuò a sfregarlo tra la fessura ben definita dei due glutei:

Matteo percependo quella sensazione umida e viscosa tra le sue natiche

venne anche lui, albergando il suo seme sulla mano di Vittorio che nel

frattempo aveva cominciato a menargli il pisello. Caddero stremati sul letto per un po',

Matteo poggiò la sua testa sul ventre di Vittorio, odorava di maschio,

quell'odore un po' acre che a lui piaceva tanto. Si voltò verso di lui e

gli disse: " Allora avvocato come definiresti questa nuova avventura?"

"Mhm, vediamo… Quale aggettivo potrei usare? Proprio non saprei, forse

dovremmo ricominciare, così avrei le idee più chiare…" aggiunse sorridendo

e passando energicamente una mano tra i capelli del biondino. "Forse…"

replicò l'altro. Si alzò, si diresse in bagno e camminando mostrò la sua

perfetta silhouette nella penombra della stanza, in lontananza si udii il

rumore dell'acqua che riempiva la vasca, tornò e disse: " Che ne diresti di

un bagno insieme?" con tono allusivo "Certo!!!" I due si baciarono a lungo,

il contatto dei loro corpi lucidi e madidi di sudore, risvegliava loro

appetiti da poco appagati. "Un attimo, o l'acqua uscirà…" Matteo corse

verso il bagno col pisello che ballava di qua e di là. Vittorio rimase un

attimo perplesso, privato del suo partner si sentiva una strana sensazione.

Il tempo passava e Matteo non tornava "Che stai combinando?" nessuno

rispose. Anche Vittorio allora si diresse verso il bagno, e con sorpresa

scoprì che Matteo era già nella vasca. "Cos'è hai cambiato idea?" chiese

Vittorio, "No volevo solo vedere quanto tempo resistevi senza di me"

affermò ironicamente Matteo iniziandosi a carezzarsi tutto con il bagno

schiuma. "Mi farebbe gentilmente un po' di spazio?" disse Vittorio falsando

la voce; "E perché mai dovrei fare una cosa del genere? Non c'è abbastanza

spazio per due persone, signore" "Meglio così, staremo stretti stretti"

asserì maliziosamente l'uomo. Matteo si scansò in avanti permettendo così a

Vittorio di infilarsi dietro di lui. Dopo che fu dentro la vasca Matteo si

poggiò lascivamente sul torace ampio e setoso di Vittorio, poggiando la

testa con i capelli grondanti che lo rendevano ancora più irresistibile,

sulla spalla dell'altro. Inclinò leggermente la testa e incrociò la bocca

di lui, le due lingue cominciarono a scontrarsi, ad intrecciarsi, le labbra

a mordicchiarsi fino a quando sazi di questo gioco si lasciarono così uno

nelle braccia dell'altra. Vittorio giocava con la schiuma, gliela faceva

scorrere lungo il petto, o giocava con i suoi capelli bagnati, con i suoi

lineamenti. All'improvviso lo strinse in un abbraccio poderoso da dietro,

in quel momento gli trasmise tutta la sensazione di benessere che quella

giornata gli aveva procurato. Gli baciò il collo e sentì nuovamente il

desiderio rinascere in lui. Lo sentì anche il ragazzo che gli stava

completamente appoggiato addosso: "Che succede laggiù?" "Aspetta e vedrai…"

Commenti a Letmebe@tin.it

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